Wednesday, August 12, 2015

GIACINTO PLESCIA ONTOLOGIA DELL'ESSER-CREAT-ART w. su gpdimonderose

 


w. su gpdimonderose

Ontologia dell’esser-creat-arte ah la
platonica ikona della temporalità quale ikona dinamica dell’eternità
o ikona ontodinamica dell’apeiron o ikona ontodinamica del
dis-apeiron, del dis-infinito, della dis-gestell dell’esser-creata opera
d’arte. Lì l’ontodinamica ikonica dell’essere -infinito si discopre
quale imago ontodinamica dell’essere opera d’arte o quale imagine
ontodinamica dell’apeiron del pensiero primigenio sottratto alla
mitopoiesis. Ma in origine l’ikona ontodinamica ontokronica si svela
senza differenza ontologica quale opera creata dalla mitopoiesis del
l’apeiron dis-infinita, ove l’ikona del kairos si confonde con l’imagine
della kronotopia infinita. Solo l’epistemica e l’ermeneutica creano la
fissione nella kronotopia, giammai l’esser-creata dall’opera d’arte
dell’esserci quale musagete che sottrae all’eternità divine delle
mitiche muse l’ikona dell’ontodinamica kronotopica. La frattalità
del’ikona ontodinamica della temporalità platonica differenzia
ontologicamente l’epistemica e l’ermeneutica dall’ontopoietica
dell’esser-creata dall’esserci del musagete, ma in origine ci fu una
onto-topia della gestell ove si eventuò l’epistemica e l’ermeneutica
ontologica mai scomparsa nei dispiegamenti storici dell’essere-creata
dall’arte, anzi lì curata e custodita dalle incursioni della volontà di
potenza imperativa dell’epistemica ontologica. Quella presenza
incompente impera e sottrae nel corso del tempo l’ontopoietica
epistemica dell’ontodinamica onto-poietica per attuare la morfogenesi
della tecnica o dell’artigianato o del saper-fare mondano e klonante.
O sottrae all’ikona dell’essere-creata-dell’infinito l’ontodinamica
cronologica della frattalità temporale. Solo così l’epistemica e
l’ermeneutica si dispiegano quali immagini della storia della mondità ,
ma quell’evento inaugura l’oblio dell’essere-creata-dall’essere quale
opera d’arte dell’essere per essere solo opera d’arte della tecnè,
prima, e della tecnica artigiana poi, ove l’ontodinamica infinita
dell’ikona si è dissipata, dissolta, dis-obliata: è l’oblio
dell’essere-creata dall’essere opera d’arte che si dà quale fondatezza
della tecnè epistemica e tuttora, nel presente impera per sottrarre
tutta l’ontologia epistemica possibile dalla ontopoiesis dell’essere.
Solo che nel corso del tempo l’essere-creata dall’essere non scompare
totalmente, ma per fortuna si dis-oblia: si oblia nella tecnè epistemica
per eventuarsi solo nell’ontologia-epistemica-ermeneutica
dell’esser-opera d’arte creata dall’essere. È il dis-oblio della
dis-verità o dell’a dis-aletheia che si dis-annichilisce, che si sottrae
dal nichilismo della tecnica-epistemica per dis-gettarsi ancora quale
dis-mittenza intermittente della messa in opera della verità ontologica
dell’esser-opera d’arte dell’essere. Quella dis-mittenza ama nascondersi
nell’esser-creata quale opera d’arte per sottrarre l’aletheia
dall’oblio imperante della tecnè-epistemica clonante e per disvelare la
dis-abissalità dell’esser-creata dall’essere ikona ontodinamica
dell’ontokronotopia dis-infinita. Per sempre l’esser-creata dis-vuota,
disgombra, dis-oblia , disattua, dis-opera, dismette, dis-aleggia ,
disvela l’ikona dell’essere dall’immagine della tecnè imperativa
influente, per disgettarsi quale dis-gegenstand dis-grund, quale
fondale intermittente della dis-mittenza dell’essere ikona dell’arte. È
lì che la destinanza dell’esser-creata si disoblia per disgettarsi
quala dis-mittenza dell’essere dis-opera della disaletheia
dell’epistemica-ontologica aldilà dell’oblio imperante della
tecnè-epistemè e non solo nell’estetica classica o nel sublime
metafisico o nella surrealtà informale armonica o disarmonica o
dissimmetrica, ma anche nell’epistemica ontologica della physis e della
matesis quale disoblio della disgettanza della physis dell’essere. Qui
si eventua una nuova differenza all’interno della stessa ontologia
dell’essere, forse epigenica nella messa in opera dell’essere arte,
ma dispiegante la sua gestell anche nella tecnè epistemica o
ermeneutica: oltre alla classica messa in opera della verità o aletheia ,
nell’esser-arte si dà , si getta, si eventua la messa-in-opera della
verità dell’essere, dell’aletheia dell’essere quale struttura
ontologica della messa-in-opera della radura, del kairos, poiesis,
ontopoiesis, ikona, imagine, imago, kaosmos e della loro destinanza.
Anzi la messa in opera della verità getta le fondamenta della
messa-in-opera della destinanza dell’essere quale sentiero ininterrotto
dell’essere che crea la gestell e la gegenstand, ma anche la physis del
grund e dell’abgrund. Per l’epistemica classica o anche per
l’ermeneutica quella destinanza appare come se fosse un non-evento, ma
può essere un dis-evento, un evento che non c’è ma che creò l’evento
dell’essere che si dis-oblia anche nell’assenza dell’epistemica quale
dis-epistemè, giacchè dis-abissa l’essere dall’essere in essere per
essere destinanza dell’essere che crea la physis o la dis-eventua dal
dis-nulla o dal dis-niente. Quell’evento è dis-epistemico solo perché
si dis-abissa aldilà dell’epistemica della tecnè o dell’esserci o del
musagete giacché si dis-oblia sempre quale dis-ontica o
dis-onteologica, ma anche quale dis-mito o dis-arte o dis-opera quale
perenne dis-messa-in-opera dell’opera d’arte o meglio quando l’opera
si dà alla contemplazione epistemica l’essere si dis-eventua quale
dis-mittenza per non soccombere al nichilismo clonante cronologico.
L’essere-opera d’arte si dis-istalla proprio quando si eventua giacchè
si sottrae all’ontocronia del dicibile epistemico o ermeneutico o
ontico o ontoteologico o onto-poietico: si dà alla physis quale
dis-physis o meglio quale opera non più della physis, e perciò appare
inaudito, misterico, indicibile: l’essere dell’opera si dis-dice,
disvela la sua dis-verità, dis-abissa la dis-aletheia, dis-oblia la
destinanza nella dis-radura nel dis-vuoto nel dis-nulla.










quell‘enigma trova una sua vivenza nell‘essere-per-la-morte dell‘arte
O essere-per-l‘arte-della-morte o essere per la dis-morte della
dis-arte o essere per la disarte della dismorte quale morte del nulla o
dismorte del disnulla. In quella essenza dell‘essere si eventua
l‘ontologia dell‘opera d‘arte o la sua epigenesi E lì si svela anche
l‘ontologia della poiesis o dell’ontopoiesis o della non-poesie quale
epigenesi della tecnè-epistemica. Per tale destinanza l‘ontologia
dell‘ikona dell‘essere nel mondo pare possa essere fondata sulla
dis-gestell del non-essere o dall‘essere solo per la morte o dal nulla o
dal disnulla quale disarte della dis-poiesis ossia della poiesis
della dismorte della disarte: quale arte creata dal dis-musagete che
canta o compone il dis-mito delle dis-muse. Quell’ermeneutica eventua
la destinanza ontologica della dis-ontica o dis-metafisica o
dis-trascendenza o dis-ontologia dell‘immagine dell‘essere-nel-mondo, e
quella dis-destinanza pare si possa fondare sull‘essere-nihilista o
sul dis-essere dis-nihilista. Può l‘essere fondarsi sull‘anti-essere o
sul dis-essere-nel-dis-mondo, E l‘opera d‘arte fondarsi sulla non arte
o o la disarte o la poiesis sull‘a-poiesis o sulla dispoiesis o sul
disnulla o sul disniente o sulla dismorte della disarte o sul
dis-gestell o dis-grund o dis-radura o dis-lichtung, può l‘essere essere
fondato dall‘anti-essere o dal disessere o dis-dasein o dis-esserci o
dis-interesserci o dal disinteressere o dalla disverità o dalla
disaletheia o dall‘essere-abissale o dall‘essere-nell‘abisso, abgrund
che getta le fondamente e si getta quale fondatezza dell‘essere o
dell‘opera d‘arte o dell‘arte d‘essere l‘ikona dell‘essere-nella-mondità
o della disarte della disikona o della dis-imago o della dis-imagine,
nel cosmo, nel discosmo, nel caos, nel discaos, nel kaosmos, nel
dis-kaosmos? Forse un dis-mito ci può salvare, o un dis-dio che
dis-viene quale opera d’arte gettata dell’essere del dis-nulla. E‘
solo l‘essere a gettare le fondamenta della destinanza o della
dis-destinanza dell‘esserci o la salvezza della disdestinanza del
disesserci o disdasein trova l‘epigenesi nel mito o nel dismito
ontoteologico-disontoteologico della bellezza-dis-bellezza
simmetrica-disimmetrica quale misura che salverà la mondità
dell‘esserci-disesserci-disdasein. L‘essere è gettato nel suo essere
per la morte o per la dismorte dell’arte o della disarte:
l‘essere-per-l‘arte-disarte può salvare l‘arte-disarte nel suo declino
verso l‘essere per la sua morte-dismorte, o simmetria-disimmetria o
mito-dismito o bellezza-disbellezza. Solo così l‘essere ci può salvare,
Ci salverà, dalle crisi della storia o dal mito riemergente
dell‘antilogos o dall‘angoscia per la morte dell‘arte o dell‘arte per la
morte o dell‘essere per la morte, o dal disesserci per la dismorte, O
ci salverà dall‘essere-nella-temporalità-della-morte-dismorte o del
disnulla-disniente. Ah il tempo quale ikona-disicona, imago-disimago
della dis-ontodinamica dell‘essere che si disvela al mondo-dismondo
nella spazialità-dispaziale immaginaria-disimmaginaria dell‘opera
d‘arte-disarte. Arte immaginaria o immagine-disimmagine dell‘arte quale
ikona-disicona immaginaria dell‘essere mondità-dismondità che salverà
l‘esserci-disesserci-disdasein solo se l‘essere salverà l‘arte quale
ikona immaginaria-disimmaginaria dell‘essere o
dell‘esserci-disesserci o disinteresserci o mdisinteressere. essere per
la salvezza dell‘essere significa essere per la salvezza
dell‘arte-disarte. Il dio-disdio che non muore mai ma che dismuore
sempre perché disviene nella disopera d’arte-disarte del dismusagete del
dismito delle dismuse non fugge mai, giacchè disfugge, o meglio è
sempre in fuga dall’essere-disessere per essere evento-disevento della
mondità-dismondità, e mai tramonta dopo il tramonto del mondo-occidente
giacchè è sempre al tramonto quale mito-dismito dell’essere che non c’è
mai più, ma che è sempre di fronte quale fondale
gegenstand-disgegenstand:
l’arte-disarte salverà l’essere o
l’esserci-disesserci-disdasein così come salvò il mito-dismito delle
muse-dismuse degli dei-disdei in fuga-disfuga: Solo il mito-dismito
dell’opera d’arte-disarte può salvare il mito delle muse-dismuse della
poiesis-dipoiesis o dell’autopoiesis-ontopoiesis, l’arte-disarte è anche
la salvezza del musagete-dismusagete, quale essere-divinità-disdivinità
o esserci-disesserci-disdasein che si dà all’arte-disarte o che dà
all’arte-disarte la fondatezza del mito-dismito.
l’essere-musagete-dismusagete-disdasein che si dà all’arte-disarte del
gettare-disgettare l’ikona-disikona-dell’essere-nel-mondo-dismondo:
disvela l’immagine-disimmagine della mondanità-dismondanità quale
ontologia dello spazio-dispazio-tempo-distempo
immaginario-disimmaginario da abitare-disabitare poeticamente quale
ontopoiesis-disontopoiesis, ed essere la creazione dell’arte-disarte
dell’essere. il sentiero-disentiero ininterrotto-disinterrotto
dell’ontologia poetante-dispoetante dell’opera d’arte-disarte quale
disvelatezza dell’ontopoiesis-disontopoiesis oltrechè
dell’autopoiesis-disautopoiesis si eventuò-diseventuò
nell’intermittenza-dismittenza del pensiero poetante
dell’essere-musagete-dismusagete o nel pensiero-poetante-pensante quale
ikona-disikona della gettanza-disgettanza dell’essere. Dopo un
millenario oblio nella radura-disradura ove si eventuò-dieventuò
l’inter-essere-disinteressere poetante dell’’essere-musagete-dismusagete
la sua erranza-diserranza nell’opera d’arte-disarte è
giunta-disgiunta nel tempo-distempo della sua sublime-disublime
metastabilità-distabilità nella struttura-distruttura ontologica
dell’ontopoiesis-disontopoiesis. L’evento-disevento sarà lì nella
pregnanza della radura-disradura quale ikona-disikona
dell’essere-musagete-dismusagete che si dà-disdà alla luce e che
dà-disdà luce al sentiero-disentiero topologico-distopologico
dell’essere immaginario-disimmaginario cosmico-discosmico. Quale
radura-disradura vuota-disvuota e libera, sgombrata-disgombrata dalle
scorie temporali e spirituali, si disvelerà sia nella tecnè-distecnè
dell’autopoiesis-disautopoiesis, sia nella epistemè-disepistemè o
nell‘ontologia epistemica-disepistemica, L’essere-musagete-dismusagete
fonda-disfonda e dà-disdà senso-disenso all’arte-disarte, quale
sublime-disublime estasi-disestasi del pensiero-poetante-pensante della
topologia-distopologia fluttuante-disfluttuante
dell’interessere-disinteressere. l’oblio-disoblio si dis-oblia mentre
intraprende-disintraprende il sentiero-disentiero
interrotto-ininterrotto e ascolta-disascolta la visione-disvisione
dell’ikona-disikona che parla-disparla tra gli interstizi
dell’intermittenza-dismittenza dell’essere-poetante-dispoetante. Il
sentiero-disentiero, il meta-odos-dis-odos-dismetaodos, che ha condotto
l’essere-musagete-dismusagete verso la r

adura-disradura ama-disama kriptarsi-diskriptarsi
nell’opera d’arte-disarte. è chiaro che l’evento-disevento dell’essere
creata opera d’arte-disarte disvleli la verità-disverità del
paradigma-disparadigma dell’epistemica-disepistemica. Può
esserci-disesserci una ontologia epistemica-disepistemica che eventui
paradigmi-disparadigmi della verità-disverità? Nell’evento dell’opera
d’arte-disarte il musagete-dismusagete evoca le dismuse del dismito
degli dei-disdei, l’epistemè ha annichilito l’influenza
dell’atetheia-disaletheia mitopoietica-dismitopoietica con
intenzionalità assolute, totali, fondamentali, perciò la verità
disepistemica può apparire stravagante. Ma una più attenta riflessione
inerente l’ontologia degli eventi della physis-disphysis disvela
l’indeterminatezza dei paradigmi-disparadigmi nelle dimensioni
infinitesime prossime al vuoto quantista. qui però si vorrà disvelare
l’ontologia dis-epistemica dell’opera d’arte-disarte prima dell’evento
della tecnè-epistemica e dell’evento-disevento della
post-tecnè-disepistemica. Già aleggia nell’ontologia del presente
l’evento-disevento della post-tecnica-disepistemè emergente
dall’ontologia della matesis-distatesi dei modelli della
physis-disphysis supersimmetrica-disimmetrica, ma nell’opera
d’arte-disarte il dis-evento-disepistemico si svela da sempre quale
disaletheia della disphysis contemplata dal dismusagete dismitopoietico
che non trema di fronte alla fuga degli dei-disdei. Il dismusagete non
si sente abbandonato dalla fuga degli dei perché la disverità ontologica
disepistemica si discopre quale disgegenstand, quale dis-fondale della
radura-disradura ove si possa abitare-disabitare poeticamente senza la
salvezza degli dei fuggitivi, ma con la cura delle muse-dismuse
assentemente sempre presenti. Sarà l’opera d’arte-disarte-disepistemica
ad eventuare una nuova meta-epistemica o meglio a disvelare
l’onto-epistemica dell’essere?

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