rapsodyx – MediumAn-merkun-gen rap-so-dikx Heidegger Anmerkungen(GA97 An merkun gen ) Vier Hefte
( Vigiliae, Notturno,
Winke Cenni), Vorläufiges (Provvisorio Megiston
Grundworte Parole fondamentali)l Vorläufiges
VersucheI " "Radurapsodia"È La storia dell'ontopologia dell’Eventux. L’Evento dell’Essere«è del nulla?»Abdux ontologico Dell’Essere ontostoria dell’Essere.
EsserEvEnt’Essere dell’Essere là Oltre la “gravità MÈTAfisicA“essente”“Essere in sé’’ L’eveNtö. EveNtö Che supera la metafisica.
L’EveNtöntostoria dell’essere poetante pensantE’eventualità«oltre»La metafisica È ontoRadüra interevento
“gettatezza”vi è’in«s黫nulla»im-pensato.
L’EveNtöntophysix è al di là della«metafisica». Crea ontostoria dell’Essere l’EsserEveNtöntostoria nella storia dell’Essere
dell’ontostoria dell’Essere d’EveNtö.
L’’ EveNtö è esserEveNtöntostoria al di là della metafisica. I «Quaderni DI Heidegger». Über-legungen An-merkun-gen rap-so-dikx Vigiliae Notturno
Winke (Cenni)Vorläufiges (Provvisorio) Megiston
Grundworte (Parole fondamentali)è già là l’EveNtöntostoria dell’Essere già’abissalEveNtö della storia dell’EvENtö
EVENtö–Story dei quaderni di Heidegger.
I Quaderni Di Heidegger ontopologia in sé«è EVENtö» D’EVENtöntotempora MetaEVENtö è EVENtöStòry È in Sé dà EVENtöntostoria là È già là.
È già EVENtöntotempora là ultimoEVENTö è già d’“intereventux”D’eventontotempora È EVENtö interEVENTö È“EsserEVENTöntotempora in «sé»già là EsserEVENTöntotempora oltre
la metafiSica’’. «EVENTö–dell’essere»là ultimità EsserEVENTöntotemporapsodyx È Al di là Del “soggetto” metafisico’ultimo l’arché È da EsserEVENTöntotempora EVENTöntopologia
di Heidegger nei Quaderni già da EsserEVENTöntempora là è EsserEVENTöntemporA già da temporapsodyx Anziché il nulla della metafisica–verità della filosofia” Al di là della Ragione“MetafiSicA’ in sé della filosofia. L’“EVENTö”in Sé l’“è là” È Là L’EVENTö già RaduRità
È EVENTöntemprA per la verità ontostorica EVENTöntoverità«in sé”già a fine tempOra”.
La Radurapsodyx«EVENTö»»»»»»»»»del
nulla è««««««L’EVENTö sEnza perché Null’è»»»»»
che si sottrae in sé è l’È
L’EVENTö spazioNtotempora “È l’EVENTö”nell'ontostoria senzaPerché la radura””»nulla si fonda Raduranziché:rapsodikx anziché Già“È’Evento Già Là”L’ è senzaperché nell’’essereventux”paradox’EVENTö” fenoumenL’EVENTö senzaPerché KataL’EVENTöNtopologic’’EVENTöntostoria.
MetaL’EVENTöntostoria eventuxremotontostoria in sé crea là senzaPerché là oltre La mEtafisica. L’EVENTö d’essere nella ontostoria del
mondO interL’EVENTö seNzaperché’ultimo già ontostoria dell’«’L’EVENTö». Inter’evento d’Essersi già «’L’EVENTö» di esserci»Kat’«’EVENTö» Kata«’EVENTö»»c’è là Kata’EVENTö È Kata’EVENTöntoStorico di essern’EVENTö al di là dellla metafisicA paradigm’EVENTö”rapsody. Katarapsodyx giacché già essere rapsodyx ontotemporapsodyx Metarapsody ontostoria Katarapsody oltre la metafisica è «ontotempoRaPSodyx Katarapsodyx senzaperché«Meta’EVENTö»«L’ EVENTö è c’è senzaperché c’è Kata’EVENTö»’ultimo«’EVENTö». Al di Là «Crea»C’è ontopologia già per nulla senzaperché l’esser’EVENTö«rapsodia risonanza»oltre la metafisica o della metafisica
della ragione pura ontoteologia’Aldilà della metafisica della Ragione della storia Fenoumenologica.
D’’EVENTö la Fenoumenologia è ontostoria dello Spaziontotempora esser’EVENTö in sé per sé da sé al di là di sé in sé dell’essere Al di Là nell’’EVENTö senzaperché ontotempora sublim’EVENTö della ontostoria
dell’esser’EVENTö«senzaPercHé». Perché d’essere ontotempora Già’ “EVENTö” in sé vi è da sé già “EVENTö”«senzaperché» In sé È fenoumenontostorica dell’essere da sé Dà “EVENTöntostoria». È in Sé esserci d’“EVENTö”FenoumenaKata“EVENTö” nullità è già È dà ontopologicità
nulla È in sé”essere-in-sé-“EVENTö”essere-nulla»Kata“EVENTö”»«spaziontotempora vuoto». Vuoto“EVENTö”È esserci-vuoto spaziontotempora vuotonulla
nulla in sé dà spaziontotempora poiesix sublim“EVENTöntostoria«È in sé»dà da sé«sublim“EVENTö”»oltre la«metafisica»«senzapercHé»Dà essercì “EVENTöntopologia della ontostoria dell’essere.
Perché l’essere’è “EVENTöntologia l’esserne è sublim“EVENTö” ontoevento dell’Essere Già esserne in sé spaziontotempora distruzione della ragione metafisicA Kata“EVENTö” Meta“EVENTö”’inter“EVENTö”al di là della “Metafisica”
Al di là è l'“EVENTö”che dà spazioNtotemporA Nulla“Nulla senzaperché già ontostoria oLtre la metafisica nihil“EVENTö” dopo la morte di Dio–
«Dio è morto…o ucciso» –ucciso o creato. È ontoStoria sublime dell’«“EVENTö”» È Meta“EVENTö”creator“EVENTö”
“““è creatric“EVENTö”anziché NullA”NiHil“EVENTö”senzaperché ontostoria. Crea NIhil’“EVENTö”Al di là della ragione “EVENTö”d’essere In sé già pensant«“EVENTö”»
d’“EVENTö”è già in sé’eccedenza esser“EVENTö””che dà“ontostoria”seNzaPerché è in sé««eventità»»: –c’è eventoRadurapsody«“EVENTö”»»»»nella ontostoria senzaPerché ontotempoRaduRa È senzaPerChé è fenoumenà«“EVENTö”»»»oltre«la»fenoumETafisica». L’“EVENTö”gettanza»»Meta“EVENTö” Là nella ontostoria dell’“EVENTö”spaziontoteMpora già Radurapsodyx già in sé È già“EVENTö”Creativontotempora Kata“EVENTö”esservi d’“EVENTö”della ontostoria dell’“EVENTö”tranxsonanza della ontostoria dell’essere l’esser“EVENTö” dell’essere Già di per sé nella ontostoria dell’“EVENTöntotempora ontopologicontotempora-essere dell’“EVENTöntostorico Meta“EVENTö” senzaperCHé’ultim“EVENTö”Perché L’’essere è“EVENTö”Dea senza«Perché della creatività In sé È là–«in sé».
Là creatività È “EVENTö”–crear“EVENTö”è perché senzaperché’al di là Nulla Radura nella ontostoria È Da ultim“EVENTö”essere L’“EVENTö”meta“EVENTö”Già«Dà crea»spazial“EVENTö”spaziontotempora RaduRa oltre la metafisica È già “EVENTö”dell’Essere dell’Esserne è ontostoria dell’EssereDall’eventontotempora è’“EVENTöntologia Essereontotempora’esserci
pensiero dell’esserevento«si dà». L’Essere è Kata“EVENTö”
È Dasein l’esserci EssereontoTempora l’esserci è l’“EVENTö”dell’esserci“EVENTö”dell’esserci essere dell’essere-per-la-fine? Dell’esserci? l’esserci è gettato? È’esserci ontostoria dell’Essere storia dell’Essere. La storia dell’essere è l’ontologia è la
fondazione d’ontologia è la distruzione dell’ontologia catastrofe della radurapsodiabixaleventusublimexstasyx dell’essere è eventux dell’Essere l’Essere nihil della fine della metafisica. È lì Dall’evento dell’Essere
Già
C’è Al di là. C’è È Hölderlin und Diotima:
Dichtungen und Briefe der Liebe, curato dal germanista
92 capitolo terzo
Rudolf Ibel per la casa editrice ebraica Manesse. L’8 settembre
1920 scrive:
Lo Hölderlin di Manesse fa ridere per quanto è grottesco – riusciremo
mai a liberarci di questa infezione per giungere a un’originaria
freschezza di vita e a un radicamento nella terra [?] – a volte si è
ormai tentati di diventare culturalmente antisemiti.34
Con alcune varianti, la metafora biologica della contaminazione,
l’immagine di un veleno materiale che
dovrebbe infettare, corrompere, guastare lo spirito, riaffiora
in una lettera spedita a Elfride da Friburgo il 20 giugno
1932:
Ciò che scrivi circa la rivista ebraica e quel Tick [?] l’avevo pensato
anch’io. Qui non si è mai abbastanza diffidenti. […] Ma come ho già
scritto – per quanta forza di volontà i nazisti esigano, è sempre
meglio di questa strisciante intossicazione che va sotto il nome di
“civiltà” e di “spirito”, e alla quale negli ultimi decenni siamo stati
esposti.35
La corrispondenza non è completa. Ma Gertrude Heidegger,
la curatrice, sostiene di aver inserito, «per prevenire
speculazioni», tutte le lettere in suo possesso «scritte
fra il 1933 e il 1938, citando anche tutte le affermazioni
antisemite e politiche relative al nazismo, complessivamente
rare».36 L’argomento della rarità non sembra,
però, avere qui molto senso – non solo perché non si è
certi che il materiale sia completo, ma anche perché evidentemente
non è il numero ad essere decisivo.
Se si leggono le lettere seguendo le occorrenze della
parola Jude, ne viene un antisemitismo relativamente
comune, costituito da stereotipi ordinari e pregiudizi
consueti. In una lettera scritta a Meßkirch il 12 agosto
1920 Heidegger annota:
L’edizione di Lutero mi è ormai indispensabile […]. Qui si parla
molto del fatto che adesso gli ebrei portano via molto bestiame acquistato
nei villaggi e che in inverno non si troverà più carne […] –
quassù i contadini diventano sempre più scontati e gli ebrei e i profittatori
sono ormai un’invasione.37
la questione dell’essere e la questione ebraica 93
Secondo la visione più diffusa, gli ebrei sono accaparratori,
intriganti, abili nel raggiro, avidi, attaccati al
denaro, più colti, competitivi con gli altri, solidali tra
loro, internazionalisti, comunisti. Il 10 agosto 1924, raccontando
del collega Jakobstahl, che ha brigato per far
ottenere al suo assistente uno stipendio più alto, esclama:
«questi ebrei!». Il 9 febbraio 1928 commenta beffardamente
una brillante valutazione redatta da Walter Bauer:
«naturalmente: i migliori sono – ebrei». Il 9 giugno 1932
osserva che, se «i nazisti sono ancora molto limitati sul
piano culturale – e intellettuale», il comunismo, lontano
dall’essere sconfitto, è destinato a diventare «una
potenza enorme»; «adesso tutti gli intellettuali ebrei passano
dall’altra parte; pare che il “Berliner Tagblatt” sia
comunista ormai da un anno». E inoltre: «ogni giorno
Trotzkij fa pubblicare in Germania un opuscoletto da 20
centesimi, in cui osserva e commenta la situazione e
indica la via». Heidegger non sottovaluta la stampa:
«Baeumler mi ha abbonato alla “Jüdische Rundschau”,
ottima l’informazione e buono il livello. Ti invierò i vari
numeri».38
Il gesto della discriminazione, con cui si addita l’ebreo,
riaffiora in una perizia su Baumgarten che nel 1933 gli
era stata richiesta dall’associazione dei docenti di Gottinga.
A denunciarlo è Jaspers nel 1945: Heidegger ha
detto di Baumgarten: «strinse assidui rapporti con l’ebreo
Fraenkel».39 Ma Heidegger si difende: «gergo di
partito» – la trascrizione era parziale, la versione ultima
non corrispondeva all’originale.40
Ben più grave di questo documento, che ha suscitato
molte polemiche, è il giudizio, non di rado passato sotto
silenzio, di cui fu vittima Richard Hönigswald. Come in
altri ambiti della scienza e della cultura, anche nella filosofia
erano molti gli ebrei illustri, da Hermann Cohen a
Edmund Husserl, da Georg Simmel a Max Scheler. Fra
gli esponenti più prestigiosi del neokantismo, Hönigs -
94 capitolo terzo
wald aveva insegnato a lungo a Breslavia, prima di trasferirsi
nel 1930 a Monaco dove il primo settembre 1933 fu
messo anticipatamente in pensione. Dal canto suo Heidegger
andava speculando sulla possibilità di subentrargli
in quella università che – confessava in una lettera del 19
settembre 1933 all’amica Elisabeth Blochmann (ebrea, in
procinto di emigrare) – non era «isolata» come Friburgo;
in tale contesto annotava, di passaggio, un altro pregio di
quella sede: «la possibilità di avvicinarmi a Hitler».41 È
difficile dire se Heidegger abbia contribuito all’allontanamento
di Hönigswald; questo è il suo giudizio, stilato il
25 giugno 1933:
Hönigswald viene dalla scuola del neokantismo che ha sostenuto
una filosofia tagliata su misura per il liberalismo. L’essenza dell’uomo
è qui risolta in una coscienza liberamente sospesa nel vuoto
[ein freischwebendes Bewusstsein], e questa, a sua volta, è diluita in
una ragione del mondo logica e universale [allgemein logische Weltvernunft].
Così, con l’apparenza di una rigorosa fondazione scientifico-
filosofica, l’attenzione viene sviata dall’uomo nel suo radicamento
storico e in quella sua tradizione di popolo [volkhaft] che
proviene da suolo e sangue [seiner Herkunft aus Boden und Blut]. A
ciò si è accompagnato un consapevole rifiuto di ogni interrogare
metafisico, mentre l’uomo non è che il servitore di un’indifferente
cultura mondana universale. Da questa posizione di fondo sono
derivati gli scritti e certo anche tutta l’attività accademica di
Hönigswald.42
Al termine della lettera, Heidegger denunciava gli
inganni, a cui la «vuota dialettica» di Hönigswald
avrebbe esposto i giovani, e definiva la sua chiamata
all’università di Monaco uno «scandalo» a cui evidentemente
si doveva porre riparo.43
Il 10 novembre 1938, durante la Notte dei cristalli,
Hönigswald fu preso e internato nel campo di concentramento
di Dachau. In seguito fu liberato solo grazie alle
proteste internazionali, dovute alla sua fama, e riuscì a
emigrare negli Stati Uniti nel dicembre 1939.
la questione dell’essere e la questione ebraica 95
4. Metafore di un’assenza
Nei Quaderni neri i termini Jude, jüdisch, Judentum,
compaiono per l’esattezza quattordici volte negli ultimi
due volumi, cioè nelle Riflessioni che vanno dal 1938 al
1941. Se ne potrebbe dedurre che la presenza sporadica
provi la marginalità di un tema che perciò sarebbe, alla
fin fine, irrilevante. Ciò confermerebbe la tesi di chi
sostiene che quei passi «non contaminano» la filosofia di
Heidegger.44
Occorre tuttavia sottolineare che le occorrenze del termine
Jude, e dei suoi derivati, si inscrivono nel contesto
filosofico in cui si delinea la storia dell’essere. Heidegger
affronta, dunque, un tema non nuovo nella filosofia occidentale,
quello del rapporto tra l’Essere e l’Ebreo.
Se nel drammatico scenario, in cui si decide la storia
dell’essere e il destino dell’Occidente, all’Ebreo è riconosciuto
sin dall’inizio il ruolo del protagonista, come si
spiega il silenzio che sembrerebbe avvolgerlo? Nei numerosi
indici delle parole chiave, che Heidegger stesso compone
e inserisce alla fine di ogni quaderno, non ricorre
mai il termine Jude. Perché questa esclusione?
Sarebbe però anche lecito chiedersi come mai, nell’opera
filosofica di Heidegger, concepita per la pubblicazione,
l’Ebreo compaia a partire dal 1937, e come mai, fra
il 1939 e il 1941, la sua presenza aumenti in modo esponenziale.
45 Il caso non è isolato, e analogie sono riscontrabili,
ad esempio, con quello di Carl Schmitt nei cui scritti
le espressioni antisemite affiorano solo nel 1933, diventando
via via sempre più frequenti negli anni della
guerra.46 La presenza della parola Jude attesta l’esplicita
identificazione del nemico nella guerra planetaria che la
Germania combatte.
La strategia adottata da Schmitt, che doveva essere
diffusa in quegli anni, viene seguita anche da Heidegger.
96 capitolo terzo
Se limitato è, nei Quaderni neri, il numero dei passi in cui
parla di ebrei e ebraismo, più frequenti sono i riferimenti
indiretti. Mediante il vocabolario teologico antigiudaico,
le citazioni nietzscheane, le metafore biologiche, gli stereotipi
gergali, i termini della lti, la lingua del Terzo
Reich, opportunamente tradotti e rielaborati nel suo
idioma filosofico, dove trovano nuova legittimità e inedita
dignità, Heidegger rinvia agli ebrei evitando di menzionarli.
L’attacco diretto diventa superfluo. Grazie ai
codici della retorica antisemita, insinuazioni, sottintesi,
richiami, sebbene impliciti, sono facilmente decifrabili.
Si costituisce così una semantica diretta a supportare la
rete concettuale che accerchia, delimita, tenta di definire
l’Ebreo. E mentre l’ebreo sfugge, e si sottrae, si pretende
di coglierne metaforicamente l’essenza attraverso una
serie di simboli, caratteri, prerogative che dovrebbero
renderne la figura. Per indicare allora l’Ebreo figurale, è
sufficiente richiamare una di quelle immagini. Così si può
passare sotto silenzio il nemico, rinunciare sistematicamente
a menzionarlo, senza per ciò fare a meno di tenerlo
sotto tiro. Questa eliminazione ante litteram, quasi un
esorcismo, evita il nome Jude e lascia al lettore il compito
di colmare l’assenza.
I passi dei Quaderni neri in cui Heidegger affronta il
tema dell’ebraismo sono dunque ben più numerosi delle
quattordici occorrenze. Ne fanno parte termini come:
Verwüstung, Entrassung, Entwurzelung, Vorschub, Herdenwesen,
Vergemeinerung, Rechenfähigkeit, Beschneidung
des Wissens, Gemeinschaft der Auserwählter, Unheil,
desertificazione, derazzificazione, sradicamento, favoreggiamento,
essenza gregaria, comunizzazione, abilità di
calcolo, circoncisione del sapere, comunità degli eletti,
sciagura. E l’elenco potrebbe proseguire. La visione che
Heidegger fornisce dell’Ebreo va dunque letta all’interno
di questa più estesa rete speculativa.
la questione dell’essere e la questione ebraica 97
5. L’Ebreo e l’oblio dell’Essere
Nella tradizione filosofica occidentale l’essere viene
ancora pensato sul modello della semplice presenza. Sollevata
già in Essere e tempo, questa critica va assumendo
contorni più precisi negli anni successivi. Consapevole
del peso esercitato da quel modo, ormai consolidato, di
concepire l’essere, Heidegger è spinto a interrogarsi sul
significato della metafisica.
Secondo il significato greco, la metafisica indica il
movimento dell’esserci che va metà, oltre l’ente, dischiudendosi
all’essere; se l’esserci comprende l’ente, è perché
ogni volta lo trascende, guardandolo alla luce dell’essere,
quel fondo da cui l’ente si staglia.47 Ma nei lavori degli
anni trenta la metafisica acquista un senso fortemente
negativo. Tut accademica
L’EveNtöntostoria dell’essere poetante pensantE’eventualità«oltre»La metafisica È ontoRadüra interevento
“gettatezza”vi è’in«s黫nulla»im-pensato.
L’EveNtöntophysix è al di là della«metafisica». Crea ontostoria dell’Essere l’EsserEveNtöntostoria nella storia dell’Essere
dell’ontostoria dell’Essere d’EveNtö.
L’’ EveNtö è esserEveNtöntostoria al di là della metafisica. I «Quaderni DI Heidegger». Über-legungen An-merkun-gen rap-so-dikx Vigiliae Notturno
Winke (Cenni)Vorläufiges (Provvisorio) Megiston
Grundworte (Parole fondamentali)è già là l’EveNtöntostoria dell’Essere già’abissalEveNtö della storia dell’EvENtö
EVENtö–Story dei quaderni di Heidegger.
I Quaderni Di Heidegger ontopologia in sé«è EVENtö» D’EVENtöntotempora MetaEVENtö è EVENtöStòry È in Sé dà EVENtöntostoria là È già là.
È già EVENtöntotempora là ultimoEVENTö è già d’“intereventux”D’eventontotempora È EVENtö interEVENTö È“EsserEVENTöntotempora in «sé»già là EsserEVENTöntotempora oltre
la metafiSica’’. «EVENTö–dell’essere»là ultimità EsserEVENTöntotemporapsodyx È Al di là Del “soggetto” metafisico’ultimo l’arché È da EsserEVENTöntotempora EVENTöntopologia
di Heidegger nei Quaderni già da EsserEVENTöntempora là è EsserEVENTöntemporA già da temporapsodyx Anziché il nulla della metafisica–verità della filosofia” Al di là della Ragione“MetafiSicA’ in sé della filosofia. L’“EVENTö”in Sé l’“è là” È Là L’EVENTö già RaduRità
È EVENTöntemprA per la verità ontostorica EVENTöntoverità«in sé”già a fine tempOra”.
La Radurapsodyx«EVENTö»»»»»»»»»del
nulla è««««««L’EVENTö sEnza perché Null’è»»»»»
che si sottrae in sé è l’È
L’EVENTö spazioNtotempora “È l’EVENTö”nell'ontostoria senzaPerché la radura””»nulla si fonda Raduranziché:rapsodikx anziché Già“È’Evento Già Là”L’ è senzaperché nell’’essereventux”paradox’EVENTö” fenoumenL’EVENTö senzaPerché KataL’EVENTöNtopologic’’EVENTöntostoria.
MetaL’EVENTöntostoria eventuxremotontostoria in sé crea là senzaPerché là oltre La mEtafisica. L’EVENTö d’essere nella ontostoria del
mondO interL’EVENTö seNzaperché’ultimo già ontostoria dell’«’L’EVENTö». Inter’evento d’Essersi già «’L’EVENTö» di esserci»Kat’«’EVENTö» Kata«’EVENTö»»c’è là Kata’EVENTö È Kata’EVENTöntoStorico di essern’EVENTö al di là dellla metafisicA paradigm’EVENTö”rapsody. Katarapsodyx giacché già essere rapsodyx ontotemporapsodyx Metarapsody ontostoria Katarapsody oltre la metafisica è «ontotempoRaPSodyx Katarapsodyx senzaperché«Meta’EVENTö»«L’ EVENTö è c’è senzaperché c’è Kata’EVENTö»’ultimo«’EVENTö». Al di Là «Crea»C’è ontopologia già per nulla senzaperché l’esser’EVENTö«rapsodia risonanza»oltre la metafisica o della metafisica
della ragione pura ontoteologia’Aldilà della metafisica della Ragione della storia Fenoumenologica.
D’’EVENTö la Fenoumenologia è ontostoria dello Spaziontotempora esser’EVENTö in sé per sé da sé al di là di sé in sé dell’essere Al di Là nell’’EVENTö senzaperché ontotempora sublim’EVENTö della ontostoria
dell’esser’EVENTö«senzaPercHé». Perché d’essere ontotempora Già’ “EVENTö” in sé vi è da sé già “EVENTö”«senzaperché» In sé È fenoumenontostorica dell’essere da sé Dà “EVENTöntostoria». È in Sé esserci d’“EVENTö”FenoumenaKata“EVENTö” nullità è già È dà ontopologicità
nulla È in sé”essere-in-sé-“EVENTö”essere-nulla»Kata“EVENTö”»«spaziontotempora vuoto». Vuoto“EVENTö”È esserci-vuoto spaziontotempora vuotonulla
nulla in sé dà spaziontotempora poiesix sublim“EVENTöntostoria«È in sé»dà da sé«sublim“EVENTö”»oltre la«metafisica»«senzapercHé»Dà essercì “EVENTöntopologia della ontostoria dell’essere.
Perché l’essere’è “EVENTöntologia l’esserne è sublim“EVENTö” ontoevento dell’Essere Già esserne in sé spaziontotempora distruzione della ragione metafisicA Kata“EVENTö” Meta“EVENTö”’inter“EVENTö”al di là della “Metafisica”
Al di là è l'“EVENTö”che dà spazioNtotemporA Nulla“Nulla senzaperché già ontostoria oLtre la metafisica nihil“EVENTö” dopo la morte di Dio–
«Dio è morto…o ucciso» –ucciso o creato. È ontoStoria sublime dell’«“EVENTö”» È Meta“EVENTö”creator“EVENTö”
“““è creatric“EVENTö”anziché NullA”NiHil“EVENTö”senzaperché ontostoria. Crea NIhil’“EVENTö”Al di là della ragione “EVENTö”d’essere In sé già pensant«“EVENTö”»
d’“EVENTö”è già in sé’eccedenza esser“EVENTö””che dà“ontostoria”seNzaPerché è in sé««eventità»»: –c’è eventoRadurapsody«“EVENTö”»»»»nella ontostoria senzaPerché ontotempoRaduRa È senzaPerChé è fenoumenà«“EVENTö”»»»oltre«la»fenoumETafisica». L’“EVENTö”gettanza»»Meta“EVENTö” Là nella ontostoria dell’“EVENTö”spaziontoteMpora già Radurapsodyx già in sé È già“EVENTö”Creativontotempora Kata“EVENTö”esservi d’“EVENTö”della ontostoria dell’“EVENTö”tranxsonanza della ontostoria dell’essere l’esser“EVENTö” dell’essere Già di per sé nella ontostoria dell’“EVENTöntotempora ontopologicontotempora-essere dell’“EVENTöntostorico Meta“EVENTö” senzaperCHé’ultim“EVENTö”Perché L’’essere è“EVENTö”Dea senza«Perché della creatività In sé È là–«in sé».
Là creatività È “EVENTö”–crear“EVENTö”è perché senzaperché’al di là Nulla Radura nella ontostoria È Da ultim“EVENTö”essere L’“EVENTö”meta“EVENTö”Già«Dà crea»spazial“EVENTö”spaziontotempora RaduRa oltre la metafisica È già “EVENTö”dell’Essere dell’Esserne è ontostoria dell’EssereDall’eventontotempora è’“EVENTöntologia Essereontotempora’esserci
pensiero dell’esserevento«si dà». L’Essere è Kata“EVENTö”
È Dasein l’esserci EssereontoTempora l’esserci è l’“EVENTö”dell’esserci“EVENTö”dell’esserci essere dell’essere-per-la-fine? Dell’esserci? l’esserci è gettato? È’esserci ontostoria dell’Essere storia dell’Essere. La storia dell’essere è l’ontologia è la
fondazione d’ontologia è la distruzione dell’ontologia catastrofe della radurapsodiabixaleventusublimexstasyx dell’essere è eventux dell’Essere l’Essere nihil della fine della metafisica. È lì Dall’evento dell’Essere
Già
C’è Al di là. C’è È Hölderlin und Diotima:
Dichtungen und Briefe der Liebe, curato dal germanista
92 capitolo terzo
Rudolf Ibel per la casa editrice ebraica Manesse. L’8 settembre
1920 scrive:
Lo Hölderlin di Manesse fa ridere per quanto è grottesco – riusciremo
mai a liberarci di questa infezione per giungere a un’originaria
freschezza di vita e a un radicamento nella terra [?] – a volte si è
ormai tentati di diventare culturalmente antisemiti.34
Con alcune varianti, la metafora biologica della contaminazione,
l’immagine di un veleno materiale che
dovrebbe infettare, corrompere, guastare lo spirito, riaffiora
in una lettera spedita a Elfride da Friburgo il 20 giugno
1932:
Ciò che scrivi circa la rivista ebraica e quel Tick [?] l’avevo pensato
anch’io. Qui non si è mai abbastanza diffidenti. […] Ma come ho già
scritto – per quanta forza di volontà i nazisti esigano, è sempre
meglio di questa strisciante intossicazione che va sotto il nome di
“civiltà” e di “spirito”, e alla quale negli ultimi decenni siamo stati
esposti.35
La corrispondenza non è completa. Ma Gertrude Heidegger,
la curatrice, sostiene di aver inserito, «per prevenire
speculazioni», tutte le lettere in suo possesso «scritte
fra il 1933 e il 1938, citando anche tutte le affermazioni
antisemite e politiche relative al nazismo, complessivamente
rare».36 L’argomento della rarità non sembra,
però, avere qui molto senso – non solo perché non si è
certi che il materiale sia completo, ma anche perché evidentemente
non è il numero ad essere decisivo.
Se si leggono le lettere seguendo le occorrenze della
parola Jude, ne viene un antisemitismo relativamente
comune, costituito da stereotipi ordinari e pregiudizi
consueti. In una lettera scritta a Meßkirch il 12 agosto
1920 Heidegger annota:
L’edizione di Lutero mi è ormai indispensabile […]. Qui si parla
molto del fatto che adesso gli ebrei portano via molto bestiame acquistato
nei villaggi e che in inverno non si troverà più carne […] –
quassù i contadini diventano sempre più scontati e gli ebrei e i profittatori
sono ormai un’invasione.37
la questione dell’essere e la questione ebraica 93
Secondo la visione più diffusa, gli ebrei sono accaparratori,
intriganti, abili nel raggiro, avidi, attaccati al
denaro, più colti, competitivi con gli altri, solidali tra
loro, internazionalisti, comunisti. Il 10 agosto 1924, raccontando
del collega Jakobstahl, che ha brigato per far
ottenere al suo assistente uno stipendio più alto, esclama:
«questi ebrei!». Il 9 febbraio 1928 commenta beffardamente
una brillante valutazione redatta da Walter Bauer:
«naturalmente: i migliori sono – ebrei». Il 9 giugno 1932
osserva che, se «i nazisti sono ancora molto limitati sul
piano culturale – e intellettuale», il comunismo, lontano
dall’essere sconfitto, è destinato a diventare «una
potenza enorme»; «adesso tutti gli intellettuali ebrei passano
dall’altra parte; pare che il “Berliner Tagblatt” sia
comunista ormai da un anno». E inoltre: «ogni giorno
Trotzkij fa pubblicare in Germania un opuscoletto da 20
centesimi, in cui osserva e commenta la situazione e
indica la via». Heidegger non sottovaluta la stampa:
«Baeumler mi ha abbonato alla “Jüdische Rundschau”,
ottima l’informazione e buono il livello. Ti invierò i vari
numeri».38
Il gesto della discriminazione, con cui si addita l’ebreo,
riaffiora in una perizia su Baumgarten che nel 1933 gli
era stata richiesta dall’associazione dei docenti di Gottinga.
A denunciarlo è Jaspers nel 1945: Heidegger ha
detto di Baumgarten: «strinse assidui rapporti con l’ebreo
Fraenkel».39 Ma Heidegger si difende: «gergo di
partito» – la trascrizione era parziale, la versione ultima
non corrispondeva all’originale.40
Ben più grave di questo documento, che ha suscitato
molte polemiche, è il giudizio, non di rado passato sotto
silenzio, di cui fu vittima Richard Hönigswald. Come in
altri ambiti della scienza e della cultura, anche nella filosofia
erano molti gli ebrei illustri, da Hermann Cohen a
Edmund Husserl, da Georg Simmel a Max Scheler. Fra
gli esponenti più prestigiosi del neokantismo, Hönigs -
94 capitolo terzo
wald aveva insegnato a lungo a Breslavia, prima di trasferirsi
nel 1930 a Monaco dove il primo settembre 1933 fu
messo anticipatamente in pensione. Dal canto suo Heidegger
andava speculando sulla possibilità di subentrargli
in quella università che – confessava in una lettera del 19
settembre 1933 all’amica Elisabeth Blochmann (ebrea, in
procinto di emigrare) – non era «isolata» come Friburgo;
in tale contesto annotava, di passaggio, un altro pregio di
quella sede: «la possibilità di avvicinarmi a Hitler».41 È
difficile dire se Heidegger abbia contribuito all’allontanamento
di Hönigswald; questo è il suo giudizio, stilato il
25 giugno 1933:
Hönigswald viene dalla scuola del neokantismo che ha sostenuto
una filosofia tagliata su misura per il liberalismo. L’essenza dell’uomo
è qui risolta in una coscienza liberamente sospesa nel vuoto
[ein freischwebendes Bewusstsein], e questa, a sua volta, è diluita in
una ragione del mondo logica e universale [allgemein logische Weltvernunft].
Così, con l’apparenza di una rigorosa fondazione scientifico-
filosofica, l’attenzione viene sviata dall’uomo nel suo radicamento
storico e in quella sua tradizione di popolo [volkhaft] che
proviene da suolo e sangue [seiner Herkunft aus Boden und Blut]. A
ciò si è accompagnato un consapevole rifiuto di ogni interrogare
metafisico, mentre l’uomo non è che il servitore di un’indifferente
cultura mondana universale. Da questa posizione di fondo sono
derivati gli scritti e certo anche tutta l’attività accademica di
Hönigswald.42
Al termine della lettera, Heidegger denunciava gli
inganni, a cui la «vuota dialettica» di Hönigswald
avrebbe esposto i giovani, e definiva la sua chiamata
all’università di Monaco uno «scandalo» a cui evidentemente
si doveva porre riparo.43
Il 10 novembre 1938, durante la Notte dei cristalli,
Hönigswald fu preso e internato nel campo di concentramento
di Dachau. In seguito fu liberato solo grazie alle
proteste internazionali, dovute alla sua fama, e riuscì a
emigrare negli Stati Uniti nel dicembre 1939.
la questione dell’essere e la questione ebraica 95
4. Metafore di un’assenza
Nei Quaderni neri i termini Jude, jüdisch, Judentum,
compaiono per l’esattezza quattordici volte negli ultimi
due volumi, cioè nelle Riflessioni che vanno dal 1938 al
1941. Se ne potrebbe dedurre che la presenza sporadica
provi la marginalità di un tema che perciò sarebbe, alla
fin fine, irrilevante. Ciò confermerebbe la tesi di chi
sostiene che quei passi «non contaminano» la filosofia di
Heidegger.44
Occorre tuttavia sottolineare che le occorrenze del termine
Jude, e dei suoi derivati, si inscrivono nel contesto
filosofico in cui si delinea la storia dell’essere. Heidegger
affronta, dunque, un tema non nuovo nella filosofia occidentale,
quello del rapporto tra l’Essere e l’Ebreo.
Se nel drammatico scenario, in cui si decide la storia
dell’essere e il destino dell’Occidente, all’Ebreo è riconosciuto
sin dall’inizio il ruolo del protagonista, come si
spiega il silenzio che sembrerebbe avvolgerlo? Nei numerosi
indici delle parole chiave, che Heidegger stesso compone
e inserisce alla fine di ogni quaderno, non ricorre
mai il termine Jude. Perché questa esclusione?
Sarebbe però anche lecito chiedersi come mai, nell’opera
filosofica di Heidegger, concepita per la pubblicazione,
l’Ebreo compaia a partire dal 1937, e come mai, fra
il 1939 e il 1941, la sua presenza aumenti in modo esponenziale.
45 Il caso non è isolato, e analogie sono riscontrabili,
ad esempio, con quello di Carl Schmitt nei cui scritti
le espressioni antisemite affiorano solo nel 1933, diventando
via via sempre più frequenti negli anni della
guerra.46 La presenza della parola Jude attesta l’esplicita
identificazione del nemico nella guerra planetaria che la
Germania combatte.
La strategia adottata da Schmitt, che doveva essere
diffusa in quegli anni, viene seguita anche da Heidegger.
96 capitolo terzo
Se limitato è, nei Quaderni neri, il numero dei passi in cui
parla di ebrei e ebraismo, più frequenti sono i riferimenti
indiretti. Mediante il vocabolario teologico antigiudaico,
le citazioni nietzscheane, le metafore biologiche, gli stereotipi
gergali, i termini della lti, la lingua del Terzo
Reich, opportunamente tradotti e rielaborati nel suo
idioma filosofico, dove trovano nuova legittimità e inedita
dignità, Heidegger rinvia agli ebrei evitando di menzionarli.
L’attacco diretto diventa superfluo. Grazie ai
codici della retorica antisemita, insinuazioni, sottintesi,
richiami, sebbene impliciti, sono facilmente decifrabili.
Si costituisce così una semantica diretta a supportare la
rete concettuale che accerchia, delimita, tenta di definire
l’Ebreo. E mentre l’ebreo sfugge, e si sottrae, si pretende
di coglierne metaforicamente l’essenza attraverso una
serie di simboli, caratteri, prerogative che dovrebbero
renderne la figura. Per indicare allora l’Ebreo figurale, è
sufficiente richiamare una di quelle immagini. Così si può
passare sotto silenzio il nemico, rinunciare sistematicamente
a menzionarlo, senza per ciò fare a meno di tenerlo
sotto tiro. Questa eliminazione ante litteram, quasi un
esorcismo, evita il nome Jude e lascia al lettore il compito
di colmare l’assenza.
I passi dei Quaderni neri in cui Heidegger affronta il
tema dell’ebraismo sono dunque ben più numerosi delle
quattordici occorrenze. Ne fanno parte termini come:
Verwüstung, Entrassung, Entwurzelung, Vorschub, Herdenwesen,
Vergemeinerung, Rechenfähigkeit, Beschneidung
des Wissens, Gemeinschaft der Auserwählter, Unheil,
desertificazione, derazzificazione, sradicamento, favoreggiamento,
essenza gregaria, comunizzazione, abilità di
calcolo, circoncisione del sapere, comunità degli eletti,
sciagura. E l’elenco potrebbe proseguire. La visione che
Heidegger fornisce dell’Ebreo va dunque letta all’interno
di questa più estesa rete speculativa.
la questione dell’essere e la questione ebraica 97
5. L’Ebreo e l’oblio dell’Essere
Nella tradizione filosofica occidentale l’essere viene
ancora pensato sul modello della semplice presenza. Sollevata
già in Essere e tempo, questa critica va assumendo
contorni più precisi negli anni successivi. Consapevole
del peso esercitato da quel modo, ormai consolidato, di
concepire l’essere, Heidegger è spinto a interrogarsi sul
significato della metafisica.
Secondo il significato greco, la metafisica indica il
movimento dell’esserci che va metà, oltre l’ente, dischiudendosi
all’essere; se l’esserci comprende l’ente, è perché
ogni volta lo trascende, guardandolo alla luce dell’essere,
quel fondo da cui l’ente si staglia.47 Ma nei lavori degli
anni trenta la metafisica acquista un senso fortemente
negativo. Tut accademica
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