Saturday, January 07, 2017

GIACINTO PLESCIA eventux

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InnocentSurprisedEmbarassedEcco una parola non disse del particolare della sua bellezza; nulla o alcuna idea precisa della sua persona; nessuno ha detto una sola parola in tutta l'immaginazione o immagina brillanti colori, o immagina la fragranza di una rosa immagina l' origine della sublymanza, nel senso della sublyme-bellezza: il costruire un determinato tempio di Zeus, oppure la svelatezza ab-scissa, ovvero il portare-in-posizione una determinata statua di Apollo, oppure il portare in scena una tragedia: non è soltanto l’alterezza di una sublymanza: disposizione in quanto alterezza è mitopoiesis . 


Consacrare o mitopoiesis significa “rendere sacro”, nel senso che nell’offerenza del sublyme il sacro viene svelato in quanto ciò che è sacro è il Dio e viene cercato extraendolo dentro la disvelatezza della sua presenza. Alla mitopoiesis: omaggio alla dignità e allo splendore del Dio. Dignità e splendore vengono svelati nella sublyme-bellezza, non accanto o dietro alle quali si sia il Dio, bensì esso si dà alla presenza nella dignità e nello splendore. Ogni disposizione nel senso dell’alterezza mitopoietica è anche sempre ab-scissione eventuata in quanto modalità di collocazione dell’edificio e della statua, in quanto dire e nominare all’interno di un linguaggio. All’inverso una collocazione e una sistemazione non sono già una disposizione nel senso dell’alterezza che pone-in-costruzione; infatti, si presuppone che il sublyme da erigere, da disporre, possieda già in sé il tratto essenziale della disposizione, sia cioè se stesso, in ciò che sia più la risonanza. Ma in che modo si coglie la risonanza autentica, che dispieghi l'ab-scindere e l'eventuarsi dell’essere-sublyme? La sublymanza è in sé una ab-scissa nella quale un mondo viene svelato a forza o in dinamica estatica e, in quanto svelato, gettato in ab-scissa. Ma che cos’è un mondo? Ciò si lascia dire qui esclusivamente nell’allusione: il mondo non è l’insieme delle cose-aderenze sussistenti in quanto risultato di un’enumerazione, eseguita in dettaglio o anche solo pensata, delle medesime. Tuttavia, se non è la somma di ciò che è sussistente, tanto meno il mondo è l’ambito solamente immaginato e mentalmente prefigurato per il sussistente. Il mondo mondifica e svela il nostro esserci in quanto è una scorta all’interno della quale permangono disvelati, l’indugio e la fretta, la lontananza e la prossimità, l’ampiezza e l’angustia di ogni essente. Quella scorta non viene mai incontro come oggetto, ma, indiziando, trattiene estatizzati il fare e lasciare entro una risonanza, dai quali la grazia che chiama con un cenno e la sciagura che abbatte con un colpo, proprie degli Dèi, hanno il loro avvento o il restare-assente è una modalità in cui il mondo mondifica. Quell'indiziante può soccombere al disordine ed essere così un non-mondo: sia mondo o non-mondo, in ogni inoggettualità, più essente di qualsiasi delle cose sussistenti e sussunte, nelle quali, in modo conforme alla quotidianità, crediamo di essere di casa. Il mondo, però, è sempre l'indicibile; mentre sappiamo ciò, non sappiamo cosa sappiamo in-oggetto, nel senso di in-contrastante o contrastanza. Ora, il mondo è ciò che il sublyme es-pone, esso cioè e-rompe e conduce la svelatezza a restare in stabilità, alla dimora mondificante. Extra-ponendo il sublyme essenziale della svelatezza-di-mondo disvela un vuoto essere-capace e forse provoca persino una qualche “impressione”. Mentre il sublyme in risonanza, libera e custodisce e cura un mondo, è in ekstasy quel sovrano rifiuto che allontana il sussistente: l'indicibile che si addensa attorno è quell’isolamento nel quale il sublyme si disvela: in virtù della solitudine, in ekstasy riesce di ergersi-fuori nella svelatezza, e di pro-curarsi la sua dimensione sublyme. Mentre il sublyme conduce il suo mondo alla risonanza, si procura per la prima volta il compito al servizio del quale sta, crea se stesso, lo spazio che domina e determina se stesso, il luogo nel quale giunge in estasy nel sito-alterezza. L'ab-scissa come alterezza estatika consacrante dà fondo nella disposizione come disvelata libertà di un mondo. Quella può sottrarsi nell’inessenziale sublime sottrazione-di-mondo e della disgregazione-di-mondo certamente sussistente, ma non c’è più, è in fuga. Questo essere-via non è però un nulla, bensì la fuga stessa permane nel sublyme sussistente, e allora tale fuga si trova ancora soltanto con l’ab-scissa assentemente presente, all’essere-sublyme appartiene la risonanza dinamica infinita dell'apeiron nell'arkè, giacché l’essere-sublyme non può essere afferrato concettualmente a partire dall’essere-genesi, bensì, al contrario, l’essere-genesi a partire dall’essere-sublyme. Per contrassegnare il tratto essenziale nell’essere-sublyme in risonanza è deposta quale pietra, legno, metallo, colore, suono e lingua. Tutto ciò è l'ilemorfico, condotto entro una morfogenesi. Successivamente, tale scomposizione del sublyme lascia maturare ancora ulteriori distinzioni secondo argomento, contenuto e configurazione. L’utilizzo delle determinazioni di ilemorfia in riferimento al sublyme è possibile sempre e in qualsiasi momento, di esso si occupano tutti con facilità e per questo, da secoli, è divenuto corrente: discendono dall’interpretazione del tutto univoca dell’essente che Platone e Aristotele fecero valere alla fine della filosofia greca. Secondo di essa, tutto l’essente possiede ogni volta un suo proprio aspetto, che si mostra nella sua morfologia. Un essente sta all’interno di tale morfologia in quanto aderente al gegenstand e può essere pro-gettato. L’essente in quanto essente è sempre il sussistente fondato. Quell’interpretazione dell’essere dell’essente non è attinta dalla sperimentazione del sublyme, però la decostruzione è applicabile al sublyme sempre e in ogni momento, in virtù dell’essere quale essere-sublyme. Se si delinei l’essere-sublyme quale alterezza, allora con ciò non può intendersi che sia costituito da una ilemorfia, o non solo e non tanto giacchè il sublyme è risonanza dell'a-ilemorfico o immateriale o transcendenza della purezza dell'ente e del non-ente, quale niente o nulla. Ma che cosa è l'ab-scissa della risonanza-sublyme ? Così come il sublyme si dà nel mondo, si eventua nella sua curvatura ellittica o iperbolica o metabolica o nella varietà chiasmale moebiusiana in relatività monadale delle singalarità virtuali, altrettanto si risprofonda nella pesantezza della pietra, nella durezza e nella lucentezza del metallo, nella compattezza e nella duttilità del legno, nello sfavillio e nella cupezza del colore, nella risonanza del suono e nella forza virtuosa della parola. Tutto ciò non viene in luce per la prima volta nel sublyme, siano gravità, rilucenza, sfavillio, risonanza? O non è invece il gravare del masso e la lucentezza dei metalli, l'estasy in alterezza e la duttilità dell’albero, la luce del giorno e il buio della notte, la fluttuanza delle onde e il bisbigliare tra i rami? Come potremmo nominare o pensare o intuire, quale cognizione della adeguatezza, tutto ciò? La singolarità virtuosa di quest’insuperabile completezza lo chiamiamo sublyme e con ciò non intendiamo il globo planetario, bensì la completezza, la varietà virtuosa di mare e monti, di tempeste ed aria, di giorno e notte, gli alberi e l’erba, l’aquila e il destriero. Quel sublyme che cos’è? Ciò che dispieghi risonanza e completezza e tuttavia sia reversibile nel chiasma moebiusiano topologico, quale eterno ritorno nell'essere in vista dell'essere sublyme all'indietro e trattenente e custodente quale cura autentica ciò che è dispiegato. La pietra grava, mostra pesantezza e proprio così si ritrae in se stessa; il colore si accende e resta tuttavia chiuso; il suono risuona e tuttavia non emerge nella svelatezza in completezza. Ciò che emerge nel disvelato, invece, è esattamente lo schiudersi ed è l’essenza del sublyme. Tutte le cose rifluiscono nella relativa singolarità virtuale: nell'ontogenesi delle monadi ....... EssereVENTO dell'Essere radura dell'Essere. L'"Essere" è evento di sé Essere è METAEVENTO dell'Essere crea schema nulla dall'essere stabilità dell'essere Nulla non è altro che "nulla" dell'essere. L'essere "è" METAEVENTO del suo essere nella radura dell'essere dal nulla È già lì METAEVENTO dell'essere perché già è diradata nulla è nulla nel nulla daessere È già essere nella storia della storia dell'essere. È già l'essere! Crea l'essere è l'ultimo Evento. Nulla dell'Essere che già supera La metafisica Imposta la fine della metafisica. L'Evento dell'essere getta nell'essere l'abisso dell'essere Esserevento Essere o evento o abisso dell'essere vuoto dell'essere l'ultimoEVEnTO nulla dell'essere infinità dell'essere è l'essenza della storiaDell'esser-ci "è" METAEVENTO dell'Essere crea è di per séEventoEssere dell'Essere evento o dispiegarsi dell'essere CReA METAEVENTO È l'essere già EvEnTO dell'essere ontostoria dell'Essere schema dell'evento già dell'EssereEvento dell'essere METAEVENTO dell'Essere SchemaEvento Daessere l'evento dell'essere evento dell'essere evento che supera la metafisica è in sé è EvEnto MetaEventoEstasi lì in sé DaEssere latenzA Ereignisestäsi Ereignis"de-costruzione" "Ereignis"Estasi MetaEventO dell'essere de-costruzione ontologica Estasi dell'essere-là - "ex-statica" ontologica dell'essere già lì Estasi già EreignisEvento dell'essere"Ereignistopologica""là" già"EventoEreignis de-costruzione della storia della ontologia": Ereignis dall'Essere dell'EssereEventoLichtung EstasiEvento dell'essereEreignis EreignisDaEreignis è Ereignis Ereignis EreignisEvento"là" è già eventoEreignis"evento"già di per sé metaEvEntoEreignis Lì EreignisEvento EreignisEvento "Ereignis" vedi tutto EssereVENTO dell'Essere radura dell'Essere. 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